
Lisa Sanders è un medico, e ha scritto un libro intitolato Ogni paziente racconta la sua storia (Every Patient Tells a Story: Medial Mysteries and the Art of Diagnosis) In questo libro viene raccolta una serie di casi che raccontano “gialli diagnostici” – questo il nome della rubrica che da anni tiene sul New York Times Magazine – che ricordano da vicino quelli che sono al centro delle puntate del Dr. House, di cui lei, guarda caso, è consulente.
La cosa bella (e meno bella) è che qui è tutto vero, non c’è niente di inventato, con tutto quello che ne consegue: si vince e si perde, e quando si perde si perde di brutto, e non basta spegnere il televisore se l’esito della puntata non è di nostro gusto.
Casi divertenti, casi intriganti, ma anche casi inquietanti, casi per cui sarebbe stato sufficiente avere qualche nozione in più, o un’intuizione fulminante, che sarebbe stata risolutiva. Alla base della trattazione il fatto che i medici non hanno più contatto col paziente, ma piuttosto coi risultati delle analisi che vengono fatte su di loro.
Uno sguardo a una cartella, a un foglio, e il gioco è fatto. Questo inficia in modo incredibile il rapporto medico/paziente, e impedisce che il professionista ascolti per davvero la persona che si trova di fronte.
Da segnalare la parte su “Dr. google”. Oggi tutti diamo la caccia ai nostri sintomi sul celebre motore di ricerca. La cosa sconcertante è che questo particolare dottore telematico e “distribuito” ci azzecca molto, molto più di quello che si pensa. L’avreste mai detto?